Il 5 luglio si festeggia il costume da bagno più amato di sempre: il rivoluzionario bikini, un’invenzione del sarto francese Jacques Heim il cui carattere provocatorio destò un immediato scalpore. Fu poi lo stilista Louis Réard che proprio il 5 luglio di 77 anni fa – correva l’anno 1946 – lo propose sulla passerella della sua sfilata, presso le piscine Molitor in Francia.
Il Bikini è stato sicuramente una delle più grandi invenzioni di tutti i tempi e, a causa del presunto effetto “esplosivo” prese il nome dall’atollo Bikini, la barriera corallina delle Isole Marshall dove gli Stati Uniti hanno iniziato a testare armi nucleari, immaginando che questo avrebbe creato una reazione commerciale e culturale esplosiva simile all’esplosione a Bikini Atoll.
A causa del suo design osé, il bikini è stato considerato controverso ed è stato vietato in molti luoghi per anni ed è ancora ritenuto osceno in molte culture.
La più antica storia del bikini è stata documentata in un’opera d’arte chiamata la Camera delle Fanciulle, risalente al periodo Diocleziano (286-305 d.C.) nella Villa Romana del Casale, in Sicilia, portata alla luce da Gino Vinicio Gentili tra il 1950-1960. Nel mosaico vengono raffigurate donne in abiti simili al bikini che partecipano ad attività sportive ed atletiche mentre sollevano pesi, lanciano il disco e corrono.
Durante quell’epoca questi look venivano indossati durante gli allenamenti, così come durante le competizioni, e consistevano essenzialmente in bandeau e slip bikini.
Oggi il bikini è disponibile in tutte le forme, dimensioni, colori e tessuti. I designer hanno esteso lo stile per esaltare le forme del corpo delle donne. Il Bikini più costoso è stato realizzato dalla stilista Susan Rosen per il numero 2012 di Sports Illustrated Swimsuit Issues. Si tratta di un bikini fatto con 150 carati di diamanti e 30 di smeraldo incastonati sul platino. A presentarlo per la prima volta alle macchine fotografiche è stata la splendida modella Molly Sims: un binomio letteralmente da favola per la cifra superlusso di 30 milioni di dollari!
Il Bikini sinonimo di libertà e di emancipazione femminile è diventato oggi il capo estivo più iconico dei litorali italiani e di tutto il mondo: indossato da donne di qualunque età e provenienza, il costume due pezzi è oggi il must-have delle nostre giornate in riva al mare. Questo anche grazie al cinema. Come dimenticare i tanti sforzi di attrici e celebrità che hanno scelto di indossarlo, nella vita privata e sul set, sdoganando il carattere peccaminoso di questo capo cult?
Bikini: la storia di una rivoluzione culturale
Oggi indossare il 2 pezzi sembra la scelta più naturale del mondo, ma alle spalle c’è una vera e propria storia per cui è fondamentale celebrare la giornata mondiale del bikini!
Basti pensare che la creazione del “costume più piccolo del mondo” – come era stato definito dallo stesso ideatore- era a tal punto audace e temeraria, che la stessa ricerca di una modella che lo indossasse non fu semplice. Solamente Micheline Bernardini, spogliarellista 18enne del Casino de Paris accettò l’incarico. Ma fu ricompensata: la sfilata a bordo delle piscine Molitor fu memorabile e creò un enorme fermento – anche intorno alla sua figura – dividendo l’opinione pubblica tra favorevoli e contrari. In diversi paesi, tra cui l’Italia, fu addirittura vietato l’utilizzo di questo costume osé in pubblico, complice il Vaticano che lo definì immorale.
Furono poi numerose attrici a dare il loro contributo, spingendo per l’ingresso del due pezzi nella vita quotidiana: prima di tutte Brigitte Bardot, che lo indossò nell’indimenticabile film Manina, ragazza senza veli del 1952 – quando ancora vigeva sulle spiagge il divieto del bikini.
E tante altre: Marilyn Monroe, già in quello stesso anno, come testimoniano le tante foto che fecero sognare intere generazioni; Ursula Andress in Agente 007 – Licenza di uccidere che accanto a Sean Connery fece del suo succinto bikini bianco dotato di bretelle il costume più in degli anni Sessanta; nel 1963 il film “Vacanze sulla spiaggia”, con Annette Funicello e Frankie Avalon che resero questo costume un’icona della cultura pop, fino al 1964 quando la nota rivista Sports Illustrated pubblicò in copertina, per la prima volta, la foto di una modella in bikini, legittimando l’ingresso del bikini presso il grande pubblico statunitense.
È inutile dire che, se oggi possiamo sfoggiare il due pezzi con tanta naturalezza e normalità, è anche grazie a tutte queste donne che hanno avuto il coraggio di indossarlo, combattendo contro stereotipi e sessismo.
Perciò, viva il bikini – e quello che rappresenta – e viva la giornata mondiale di questo pezzo di storia!